Commenti dopo Romena di Luigi Giario di MCF
L’intervento di Mancini a Romena mi ha sollecitato a riprendere brevemente una parte del mio articolo pubblicato su progetto Insieme n. 50 del 21 giugno scorso.
Don Arrigo Chiaregatti (orientalista, psicologo, parroco di Pioppe e di Salvaro dove ha sede una nostra Comunità recentemente uscita dalle difficoltà che l’avevano bloccata)) all’Agorà dell’Emilia Romagna dello scorso anno si è ampiamente soffermato sul tema della condivisione. Partendo dalla crisi che è economica, sociale, morale, ha detto esplicitamente che per salvarci occorre la condivisione. Condividere significa rispondere all’oggi e dunque condividere la cultura, le relazioni, l’economia.
Pensavo al pathos con cui diceva : bisogna in sintesi attivarsi per manifestare una cultura alternativa, pane per i nostri tempi insensati e pensavo di riflesso alle attuali difficoltà che molti gruppi di condivisione stanno esprimendo in questi ultimi tempi. Stanchezza, frustrazione, senso di inadeguatezza, voglia di chiedere o sospendere l’esperienza.
Ora di fronte a tutto ciò che anch’io ho sperimentato, mi sento di ripetere con forza le parole con cui Bruno Volpi ha concluso l’Agorà di quest’anno.: resistere, resistere, resistere.
E non per amore di bandiera, ma per l’acuto senso di responsabilità che sento ancor più in questo periodo nei confronti di me stesso, dei miei figli, della società perché tutti possiamo ancora nutrirci di speranza.
Roberto Mancini scrive che “l’alternativa alla crisi che investe il mondo d’oggi è nell’inventare forme comunitarie che valorizzino le persone e le relazioni”.
Voglio dire che se noi vediamo il gruppo di condivisione in questa luce, con questa valenza sociale e politica, non in alternativa ma integrata con quella riguardante il personale discernimento e confronto sulle scelte di vita e sulla crescita personale a cui ciascuno di noi è continuamente chiamato dalla vita stessa, realizziamo una felice sintesi tra i nostri bisogni e quelli incombenti della società attuale.
Proprio oggi che c’è un bisogno immenso di socialità intelligente e creativa che argini lo sfrenato individualismo pratico e teorico di cui si impregna sempre più lo stile di vita ormai non solo in occidente, è richiesto da parte nostra una speciale assunzione di responsabilità che ci consigli vivamente di mantenerci stretti questi nostri gruppi di condivisione reinventando con fantasia il modo di stare insieme, di fare comunione tra di noi, di aiutarci e aiutare gli altri meno fortunati di noi per dare – dal basso – un segnale forte di discontinuità con l’ attuale prassi sociale. Abbiamo dimenticato che la nostra è un Associazione che propone uno stile di vita alternativo a quello dominante? (non sarà casuale che il giornalista USA Luttwak, comparso spesso a Anno Zero, invochi anche per l’Italia i tea party e evochi l’individualismo quale panacea di tutti i mali).
Esprimo un solo esempio tratto dall’articolo citato riguardo al ruolo che i GdC potrebbero avere.
Mi chiedevo:
Che fare di fronte alle difficoltà delle parrocchie di Torino, a rispondere alle pressanti richieste di aiuto che le sommergono per fronteggiare la crisi economica delle famiglie che bussano alla loro porta in questo tempo di crisi?.
Queste decine e decine di famiglie che chiedono un aiuto (denaro, case, lavoro) che nessuna parrocchia può dare, non trovano una proposta che li aiuti a incontrarsi, a mettersi insieme per curare almeno l’anima che altrimenti deriva verso la disperazione. A queste , parrocchie noi potremmo proporre di attivare dei gruppi di condivisione cioè di auto mutuo aiuto per queste persone che soffrono particolare disagio.
Io non ho i soldi che mi chiedi, ma ti invito a incontrarti periodicamente con quelli come te, io ti appoggio, questo lo posso fare.
Da qui potrebbe iniziare un percorso di vicinato solidale indispensabile alla sopravvivenza umana in un momento storico come questo.
Alle forze centrifughe che si traducono in più competitività, più concorrenza, più sgomitate l’un verso l’altro, che hanno autorevoli assertori anche tra i cattolici e a sinistra (vedi il caso Fiat), si contrappone il bisogno minimo di aiutarsi reciprocamente, di riconoscersi solidali, un bisogno non interpretato sostanzialmente da nessuno.
L’esempio di un gruppo ai condivisione che parte ex novo o riparte con forti principi solidaristici può essere diffusivo. Per questo dico a tutti RIPENSARE, INVESTIRE su questa straordinaria opportunità.
Grazie a tutti
Luigi Giario ott 2011
Sono pronta a gridare che è necessario unirsi per RESISTERE RESISTERE RESISTERE.
Sono assolutamente convinta che lo strumento della CONDIVISIONE è indispensabile per aiutarci a scegliere. Educarci ed educare a scegliere, penso sia una sfida che tocca a ciascuno di noi, ma bisogna farlo insieme sentendo la forza dell’agire in sintonia con gli altri. OMNIETUDINE.
Nel programma di continua coeducazione la CONDIVISIONE assume un ruolo importante soprattuto se è unita alla familiarità che nasce anche da momenti di convivialità di alta qualità relazionale.
Susanna