Solidatietà familiare
STRUMENTO DI AIUTO TRA PERSONE E FAMIGLIE
Crisitna Gentili: cristi.gentili@gmail.com
Cosa è un Gruppo di Condivisione? Non è facile spiegarlo a chi si imbatte in questa proposta e si chiede che cosa sia. Infatti il Gruppo di Condivisione, a mio avviso, non può essere spiegato. Può essere solo sperimentato, vissuto e casomai, alla fine, in qualche modo raccontato.
Quello che invece può essere spiegato è il Metodo che viene utilizzato per la Condivisione e che MCF propone dopo averlo valutato e sperimentato nel corso di molti anni.
Il Metodo della Condivisione è infatti garanzia del buon utilizzo di questo strumento, di questo spazio così prezioso ma altrettanto delicato che ha necessità di una particolare attenzione e cura. Per questo la mattina dell’Agorà, scelta anche come momento di avvio dei gruppi di Condivisione della Toscana, abbiamo letto e commentato assieme, vecchi e nuovi, i punti che caratterizzano il metodo utilizzato per questi incontri. (Vedi Foto “metodo condivisione”)
Ne riporto alcuni che mi preme evidenziare: “Si fa un giro durante il quale tutti possono esprimersi… Il gruppo condivide così le fatiche e i sollievi di tutti coloro che partecipano” E anche:
“E’ molto importante ascoltare senza interrompere la persona che parla, senza rispondere o fare domande, non giudicare quello che l’altro sta raccontando: nel bene o nel male un’esperienza di vita è una verità in sé, molto importante per chi l’ha vissuta.”
E ancora:
“Nel gruppo ognuno si impegna in un patto di discrezione: “Io mi impegno a non raccontare banalmente in giro quello che ascolto”; potrò eventualmente parlarne in terza persona a scopo di testimonianza senza alcun riferimento alla persona.”
Già questo può dare un’idea di come sia strutturato un incontro di Condivisione, ma per comprenderne davvero il senso profondo l’unico modo è quello, come dicevo prima, di sperimentarlo.
E’ inutile spiegare altro, alla fine il Gruppo di Condivisione lo fanno le persone che vi partecipano e che, con il proprio contributo unico e personale, danno un’anima agli incontri rendendo un gruppo diverso da ogni altro e ogni percorso una storia particolare.
Per me, dopo un’esperienza di due anni, un gruppo di Condivisione è un luogo di accoglienza e di ascolto profondi, tutelato e protetto, dove ognuno ha la possibilità di donare agli altri una piccola parte di sé e dove riceve a sua volta tanti piccoli doni quanti sono i compagni di percorso. Se ci pensate in definitiva …un ottimo affare!!
Concludo con una frase che secondo me riassume bene il senso del perché MCF
proponga con convinzione questo strumento a chi sente il desiderio di condividere spazi di vita con altri:
“Avere il coraggio e la possibilità di togliersi le maschere, fare emergere una trasparenza tra le persone e all’interno di se stessi, mettersi nelle mani dell’altro con aspettativa sempre positiva consente di compiere un percorso di liberazione dal giudizio che conduce ciascuno, nel tempo, a trovare più profondamente la propria identità ed il proprio equilibrio, e a coltivare la propria interiorità.” Buon cammino annuale a tutti i gruppi!
Famiglie solidali si raccontano
Alberto Ottanellii: al.ottanelli@gmail.com
Silvia racconta che l’idea di organizzare cene di autofinanziamento per sostenere famiglie in difficoltà è nata per caso quando, insieme agli amici con cui aveva condiviso le vacanze, concordarono che, invece di redistribuire tra loro la cifra rimasta in cassa, era meglio dedicarla a qualcosa di più utile. Stefano, nel riportare la sua esperienza di vita all’interno della comunità di famiglie “la piazzetta” di Pulicciano, parla del gioco come modalità utilizzata per entrare in relazione tra adulti, e tra adulti e bambini, senza pregiudizio e con spontaneità.
Ilaria ricorda di quando la sua amica Francesca le parlò per la prima volta di un progetto che aveva l’obiettivo di sostenere l’inserimento sociale di una famiglia siriana arrivata in Italia tramite i corridoi umanitari attivati dalla comunità di Sant’Egidio. Stefano e Giorgia raccontano di come, in attesa di poter accogliere in famiglia un bimbo che sarebbe
stato loro affidato dai servizi sociali, conobbero per caso l’associazione “cinque pani e due pesci” grazie alla quale adesso si sono trasferiti in una grande casa pronta ad aprire le proprie porte a persone in difficoltà.
Sono solo alcuni degli esempi di “solidarietà familiare” raccontati domenica 30 settembre dagli ospiti del pomeriggio dell’agorà di ACF Toscana, chiamati per condividere le proprie esperienze e presentare la parola che, nel loro vissuto, meglio rappresenta il multiforme concetto di solidarietà.
Ed eccole le parole pronunciate per “declinare” la solidarietà: accoglienza, ospitalità, condivisione di risorse e di valori, gratitudine, coraggio, sostegno, disponibilità… e poi ancora apertura, amicizia, cura della persona, ascolto, spontaneità, presenza.
Ciascuno ha raccontato di esperienze concrete e di vita vissuta. Alcuni hanno parlato del sostegno a persone con disabilità fisica e mentale, altri dell’aiuto nell’inserimento lavorativo, di accoglienza di persone con problemi sociali, come migranti ed emarginati.
C’è stato chi ha raccontato di una solidarietà fatta di amicizia tra famiglie unite da valori comuni, che si mettono insieme per condividere risorse economiche, abilità, conoscenze, competenze professionali. Altri ancora del sogno di una vita in comune, che si riappropria dei propri tempi e dei propri spazi, con le porte di casa ed il cuore aperto ai bisogni del prossimo.Tutti hanno parlato di relazioni.
“Relazione” è, forse, la parola che unisce tutte queste esperienze di solidarietà familiare. Relazione è ciò che sta alla base di ogni possibile interpretazione dell’idea di vicinanza solidale. Senza relazione, pare ci dicano tutte queste esperienze, senza la voglia di mettersi in gioco in un rapporto di parità, che presuppone vicinanza fisica ed emotiva, non può esserci vera solidarietà.
Solidarietà nelle relazioni: una ricetta semplice, eppure ancora straordinaria.
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