fonte: ToscanaOggi di Simone Pitossi
Mette la mani avanti, Alfredo Ravara. Non si sente adeguato a giudicare un documento dell’episcopato italiano, come sono gli «Orientamenti». Ma quando poi si scende nel concreto di cose da dire ne ha molte. Innanzitutto, come operatore della pastorale familiare della Diocesi di Fiesole. Ma forte anche della sua esperienza di genitore e di sposo che, dieci anni fà, ha fondato la comunità «Il Sogno» – un «condominio» dove le famiglie condividono tutto – presso la canonica di Tartigliese a Figline Valdarno (Fi). E nel documento sottolinea subito alcune parole che lo hanno colpito, a partire dalla «speranza»: «I vescovi iniziano dicendo che pur in questo tempo difficile occorre da cristiani aver fiducia nel futuro, certi che non siamo soli e che Dio primo educatore, ci accompagna in questo non facile compito. Spesso proprio noi genitori ci lamentiamo, e penso che questo tarpi le ali di chi comincia a volare». Altra parola che lo ha colpito è il «disorientamento» generale: «Facciamo fatica come adulti nell’avere idee chiare, cosa e come trasmettere quello in cui crediamo, e soprattutto nell’essere testimoni credibili spesso mi sembra che imponiamo quello che poi non viviamo». C’è poi – prosegue Alfredo – la «solitudine: vissuta da noi coppie soprattutto nei primi anni di vita matrimoniale, specie all’arrivo del primo figlio. Cambiano i tempi nel vivere di tutti i giorni, e la società che mette al centro il singolo, lavoratore, indipendente sfilaccia i rapporti familiari. Tempi e luoghi per pensare, formarsi, progettare e educare sono spesso sacrificati al lavoro o alla televisione e al computer». Quindi la «responsabilità: nell’educazione occorre mettersi in gioco in prima persona, non possiamo dare colpe ad altri, aspettare chissà cosa o delegare. Bisogna trovare tempi e modi e fantasia per educarci ad educare». Ultima parola che sottolinea è «la collaborazione, il fare rete, l’esserci nei vari ambiti educativi, dalla scuola alla parrocchia alle istituzioni…».
A Fiesole, come nel resto della Chiesa italiana, in questi ultimi anni è stata riscoperta la centralità della famiglia, che è passata «da oggetto di pastorale a soggetto e protagonista», come ribadiscono più volte anche gli «Orientamenti». «Penso che un aspetto vitale per la famiglia – commenta Alfredo – sia l’aver riscoperto la coppia, immagine trinitaria; coltivando il rapporto (dialogo, preghiera, apertura…): la famiglia così vive meglio e i figli respirano e vedono testimoni di amore vero, imparano ad amare. Questo però è anche la fragilità del nostro tempo, per questo da un po’ di tempo la commissione pastorale della diocesi con varie associazioni e movimenti hanno maturato e sognano un “luogo” per la famiglia, un riferimento chiaro per crescere come coppie e famiglie, ma anche per quando siamo in difficoltà e non sappiamo da che parte girarci».
Grazie all’impegno di alcune famiglie «disponibili a scommettere su questa realtà» in diocesi di Fiesole è stato aperto una sorta di «cantiere», «proponendo alcuni momenti come “il tempo per noi due” e la “scuola per genitori” e facendo circolare il più possibile l’idea. Al termine di quest’anno con il Vescovo valuteremo se e come tutto questo sarà possibile».
Cosa si può fare concretamente per la famiglia? Alfredo punta molto sulla «comunione», che è «anticipo e risposta al disorientamento e alla solitudine: c’è bisogno di fare comunità, di camminare insieme tra famiglie, di raccontarsi cosa viviamo, proviamo sognamo. Condividere è dividere con altri fatiche, pesi ma anche gioie, circostanze felici, futuro. Condividere cose e sentimenti, raccontare il proprio stile educativo, è aiutarsi nell’educare».
«Condividere – prosegue Alfredo – è certamente di per sé educativo, è scuola di gratuità, è apertura , è accogliere il simpatico ma anche l’antipatico. Aprire le porte delle case dà fiato alla famiglia e sostegno a chi è nel bisogno. Condividere è come diceva il card. Martini: fare la carità 24 ore al giorno e non part time».
Altra cosa importante è ritrovare il «tempo» della famiglia. «Educare è amare, trasmettere, testimoniare l’amore che ho e vivo. Per questo occorre tempo per mettere al centro la Relazione e le relazioni. Bisogna – conclude Alfredo – togliere cose, svuotare le nostre case per riempirle di persone, dare e avere tempo per gli altri, per stare e vivere “con e per” gli altri (sposo/a, figli, altri figli, vicini, amici, parenti…) e questo possiamo certamente farlo insieme e non da soli».
Rispondi